Dalla Gran Bretagna all'Iraq, un quarto della popolazione nasceva e moriva sotto le insegne dei cesari. (ogni Coorte ne aveva 600 ed il Manipolo 200). Forse in concomitanza con l’avvento, alla fine del sec. Il risultato fu un esercito romano nel nome, ma sempre più culturalmente estraneo alla società che era chiamato a proteggere. formati ora da 800/1 200[156] armati, prelevati dalla "legione madre" (di 5 500 armati), che andava così in modo definitivo a ridurre i propri effettivi. Le legioni, infatti, risultavano meno flessibili ed erano dotate di un'organizzazione migliore rispetto a quella delle auxilia, oltre ad essere armate in modo "più pesante". La "spina dorsale" dell'esercito romano rimase la legione, in numero di 28 (25 dopo Teutoburgo). Vi erano poi altri tipi di schieramenti praticati dalle armate romane del tardo periodo repubblicano: su una sola linea, ovviamente quando era necessario coprire un fronte molto lungo come nel caso del Bellum Africum durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo;[47] o su tre linee (triplex acies), formazione spesso utilizzata da Cesare durante la conquista della Gallia, con la prima linea formata da 4 coorti, e le restanti due, formate da tre coorti ciascuna. [209] Le flotte provinciali erano guidate invece da centurioni o da prefetti equestri. Il castrum romano era attraversato da due strade principali che intersecavano nell'area del Praetorium (tenda o abitazione del comandante) e dei Principia (quartier generale), la via Praetoria (che collegava porta praetoria e porta decumana) e la via Principalis (che collegava le due porte principali). Nei secoli successivi subirono continui perfezionamenti, in potenza e tipologia di munizioni, divenendo i terribili "tormenta ", le artiglierie meccaniche dell'esercito romano, che restarono in servizio per ben otto secoli. La distinzione tra hastati, principes e triarii, che già era andata assottigliandosi, era ufficialmente rimossa,[29]. The Roman Imperial Army of the First and Second Centuries A.D. Frontiers of the Roman empire. Nel 476 le armate sollevate da Odoacre contro il magister militum Flavio Oreste e l'ultimo imperatore in Italia, Romolo Augusto, erano costituite unicamente da alleati germanici, perlopiù Sciri ed Eruli. A questo periodo di servizio poteva subentrarne uno ulteriore di alcuni anni tra le "riserve" di veterani,[64] in numero di 500 per legione[66] (sotto il comando di un curator veteranorum). [3], Secondo la tradizione fu Romolo a creare sull'esempio della falange greca[4] la legione romana, inizialmente formata da 3 000 fanti (pedites) e 300 cavalieri (equites), scelti tra la popolazione. La cavalleria poteva essere leggera o pesante a seconda dell'armamento o della pesantezza dell'armatura. [105], Vespasiano, al termine della guerra civile e della rivolta dei Batavi, sciolse ben quattro legioni che avevano trascinato nel fango le proprie insegne macchiandosi di disonore (I Germanica, IV Macedonica, XV Primigenia e XVI Gallica[106]) e ne riformò tre nuove (II Adiutrix Pia Fidelis,[101] IV Flavia Felix,[106] e XVI Flavia Firma[106]) dando la possibilità ad alcuni di fare pubblica ammenda. Il tardo periodo repubblicano si contraddistingue, invece, per un certo dinamismo tattico dei legatus, i quali hanno ideato molti schieramenti alternativi, tra cui il giuliano triplex acies con prima linea formata da 4 coorti e le restanti due da tre coorti ciascuna[48]. Ogni manipolo era comandato da un centurione, il più importante dei quali era il primus pilus (primipilo), comandante dei triarii, uno dei pochi a servirsi del cavallo durante la marcia. Il resto del corpo di truppa, degli ufficiali e sotto-ufficiali rimase pressoché invariato: Ad Alessandro Severo risalirebbe un'importante modifica tattica, come il ritorno allo schieramento falangitico di più legioni contemporaneamente, fino a costituire una massa d'urto di 6 legioni complessive (per un totale di 30 000 armati), fianco a fianco, senza alcun intervallo tra loro. Per omaggiare questo simbolo utilizziamo uno splendido passo di Giuseppe Antonelli ("Roma alla conquista del mondo antico" edito dalla… Tale uso fu fatto da Germanico nel 14 d.C. contro i Catti e nel 16 d.C. contro i Cherusci nell'assalto delle truppe romane contro un terrapieno difeso dai barbari.[79]. Altro Collezionismo; Armi e Forze Speciali; Attualità - Economia; Mezzi Militari; Storia Militare; Ideologie politiche; Multimediale; Novità In origine la parte maggioritaria della legione era formata dai più ricchi, i principes, quelli con armi pesanti compresi nella classis, secondariamente venivano gli altri, cioè quelli al di fuori della classis (gli infra classem). Allo stesso modo si comprende come essa non fosse adatta alle schermaglie, alle scaramucce di confine e al presidio delle zone frontaliere, a motivo della sua struttura lenta e poco manovrabile. Il comando della legione era affidato al legatus, un magistrato facente le veci dei consoli nel comando di una specifica legione. var message=""; function clickIE() {if (document.all) {(message); return false}} function clickNS(e) {if (document.layers||(document.getElementById&&!document.all)) {if (e.which==2||e.which==3) {(message); return false}}} if (document.layers) {document.captureEvents(Event.MOUSEDOWN); document.onmousedown=clickNS} else {document.onmouseup=clickNS; document.oncontextmenu=clickIE} document.oncontextmenu=new Function("return false"). Con Gallieno, che di fatto abolì le cariche senatoriali all'interno dell'esercito romano e, di conseguenza, anche all'interno della legione stessa (le cariche di tribunus laticlavius e legatus legionis scomparvero),[119] la gerarchia subì una parziale modifica almeno nella parte concernente l'alto comando. ), nella realizzazione di opere a protezione dei confini provinciali (es. Occorreva però che non fosse sviluppata molto in profondità per evitare di creare il panico tra i cavalli nel caso in cui questi si sovrapponessero gli uni agli altri in una formazione troppo affastellata.[148]. Il compito principale del genio militare era quello di fornire un adeguato supporto tecnico alle unità combattenti negli spostamenti (con la costruzione dell’accampamento di marcia, di ponti militari, strade, ecc. Pettorina—>Copriva soltanto il petto ed era in bronzo. La progressiva sostituzione dell'aquila, sacra a Giove Capitolino, o il suo affiancamento al draco, simbolo religioso e militare presso i daci e i sarmati, con tutta probabilità assimilato dai romani durante la campagna dacica di Traiano, tanto da essere riportato in ben 20 scene della Colonna traiana, dovrebbero risalire al II secolo. Il termine esercito manipolare, cioè un esercito basato su unità chiamate manipoli (dal latino: manipulus, «quanto può stare nel palmo di una mano»), è pertanto utilizzato in contrapposizione con il successivo esercito legionario del tardo periodo repubblicano e alto imperiale, incentrato, invece, su un sistema di unità chiamate coorti. Osserva la carta dell’Italia con la rete viaria delle principali strade romane. Le unità ausiliarie avevano propri forti distribuiti nelle zone più di confine ed erano intervallate con quelle legionarie. [186] Sempre Vegezio lamentava poi che i proprietari terrieri, non intendendo perdere manodopera, escogitavano diversi espedienti pur di non fornire soldati all'esercito, ricorrendo anche alla corruzione degli ufficiali reclutatori: ciò fece sì che, invece di reclutare gente idonea al combattimento, venissero reclutati pescatori, pasticcieri, tessitori ed altre professioni ritenute non idonee da Vegezio. L'accusa di Zosimo rivolta a Costantino,[174] e replicata dall'anonimo autore del De rebus bellicis attorno al 370, di aver minato la difesa delle frontiere allo scopo di istituire forze dinamiche di intervento, tradendo il progetto dioclezianeo del presidio dei confini, ha per lungo tempo contribuito a interpretare in senso oppositivo le strategie militari di Diocleziano e di Costantino. Quando sul finire del sec. Le fasi dell'assedio erano fondamentalmente tre, svincolate spesso da un ordine logico tra loro. [57] La cavalleria legionaria, abolita nell'epoca di Gaio Mario, fu reintrodotta in modo definitivo da Augusto. Sul rovescio di questa moneta coniata sotto Vetranione, l'imperatore regge due labari, insegne di Costantino I. I simboli militari romani erano il vexillum, un piccolo stendardo consistente in un drappo, e il signum, costituito da forme solide raffiguranti animali, persone o oggetti. Alla fine del II a. C., con le riforme militari di Caio Mario, il reclutamento delle legioni fu allargato anche ai capite censi, con conseguente aumento consistente degli effettivi, fino a 6000 uomini per legione: l’esercito divenne ufficialmente una carriera professionale. Gaio Mario e la Riforma dell’esercito romano, L’organizzazione della cultura in età augustea, sesquiplicarii (paga pari a 1,5 volte quella di un soldato semplice), ovvero il cornicen, il bucinator, il tubicen, il tesserarius ed ilbeneficiarius e. duplicarii (paga pari al doppio rispetto a quella di un soldato semplice), ovvero l’optio, l’aquilifer, il signifer, l’imaginifer, il vexillarius equitum, il cornicularius ed il campidoctor. Questo sito NON utilizza cookies di profilazione e NON traccia le abitudini dei propri utenti per inviare loro messaggi pubblicitari personalizzati essendo nato solo per scopi didattico-culturali. [13][14], Effettuavano il combattimento in modo estremamente compatto, armati di lancia e spada, difesi da scudo, elmo e corazza o da altre protezione pettorali. L'esercito ora poteva contare su 400 000 armati complessivamente. [138] I principali motivi furono determinati dalle situazioni contingenti del momento: Diocleziano comprese quale importanza ora rivestissero le forze di cavalleria. La legione, comandata dal re, era congedata alla fine del conflit… Insegna tipica della centuria formata da un palo di legno con ad esso applicate delle phalerae (usate anche come decorazione), per un massimo di sei, che identificavano il numero della stessa all'interno della coorte. Il numero delle legioni, salito a 45 nelle guerre civili, fu ridotto a 25 da Augusto per fissarsi successivamente intorno a 30, con effettivi di 5000 militari per legione e con un totale di ca. Elmo di Montefortino—>Dotato di un ciuffo di crini di cavallo. VI a. C. Servio Tullio divise in classi i cittadini in relazione ai mezzi di fortuna di ognuno (tanto più necessari dopo l’avvento della tattica oplitica propria della falange per la quale occorreva una costosa protezione), gli effettivi della legione furono portati a 4000 uomini distribuiti in centurie, oltre alla cavalleria schierata alle ali. Ogni provincia era dotata di due legioni, due vexillationes di cavalleria (ognuna di 500 uomini) per un totale di 4 000 soldati circa. [179] Da un'attenta analisi della Notitia Dignitatum, si può ricavare che quasi la metà dell'esercito campale romano-occidentale andò distrutto nel corso delle invasioni del 405-420, e che le perdite furono solo in parte colmate con l'arruolamento di nuovi soldati, mentre molte delle ricostituite unità erano semplicemente unità di limitanei promossi a comitatenses, con conseguente declino delle potenzialità militari con riferimento sia alla consistenza meramente quantitativa delle truppe che sotto il profilo della qualità. In origine, l’organizzazione militare romana indicava una sorta di leva, acquisendo sempre di più il significato di contingente, fino a diventare la colonna portante della forza romana nei suoi piani di espansione. Vegezio elenca sette tipi di armi d'assedio nell'Epitoma, riferibili a quest'epoca, ma certamente collocabili anche nei tempi anteriori. «Si chiamavano ali poiché affiancavano le legioni sulla destra e sulla sinistra, come le ali nel corpo degli uccelli.». Armi d'assedio ampiamente utilizzate erano le baliste, grosse balestre utilizzate per scagliare proietti di pietra o frecce e gli scorpiones, utilizzati per il lancio di dardi e frecce di medie dimensioni. [123] Il simbolo compare in numerosi coni emessi da Antonino Pio, Decio, Claudio il Gotico e Aureliano. La strada delle legioni. Intorno al 460 l'esercito romano, e di conseguenza le legiones, dovevano apparire solo l'ombra di sé stesse, con i territori ridotti ormai alla sola Italia o poco più. La grande strategia dell'impero romano: dal I al III secolo d.C. Mossosi a sedare la rivolta delle legioni germaniche dopo la notizia della morte del principe, colse l’occasione per intraprendere una campagna contro i germani. [122] A partire da questo periodo si cominciò a fare ricorso ad unità di contarii, truppe armate di contus, ad imitazione dello stile di combattimento aggressivo tipico di sarmati e iazigi, fondato sulla carica diretta. un tribuno al comando della cavalleria, il. Grazie al grande successo militare della Repubblica e, in seguito, dell'Impero, la legione viene considerata come il massimo modello antico di efficienza militare, sia sotto il profilo dell'addestramento, sia dal punto di vista tattico e organizzativo. Al termine delle guerre civili tra Marco Antonio ed Ottaviano si contavano 60 legioni circa, pur se non a ranghi completi. Oltre all'aquila e al drago sarà utilizzato più tardi il labaro (labarum), drappo quadrato recante il monogramma di Cristo (oppure costituito da un drappo con tre cerchi sormontato dal monogramma), quando Costantino ne farà il simbolo del proprio esercito, promuovendone la sostituzione, una volta divenuto imperatore, alle precedenti simbologie pagane. Le armi imperiali da Augusto alla fine del III secolo, Armi e guerrieri di Roma antica. L'obiettivo della campagna militare consisteva nell'occupare le cosiddette “porte del Caspio” (passo di Darial), sottomettendo il popolo degli Albani e forse degli stessi sarmati Alani più a nord. Di fatto la cavalleria andava a costituire una sorta di "nuova riserva strategica" collocata nelle retrovie, in aggiunta alla legio II Parthica. I primi erano costruiti in via temporanea per garantire la sicurezza della legione durante la sosta notturna in territorio nemico, i secondi erano relativamente stabili e potevano essere di due tipi: castra hibernia, in cui svernare, e castra aestiva, in cui alloggiare le truppe nei mesi estivi o in prossimità delle campagne militari. L'aquila assunse un ruolo molto importante per l'impero romano ed in modo particolare per le sue legioni che vedevano in quel simbolo la rappresentazione della forza e della potenza e quindi l'essenza stessa della loro identità. In questo episodio appare evidente come la legione si reggesse, per quanto attiene alle forze di cavalleria, sull'esclusivo apporto di ausiliari e numeri alloctoni. Il prepositus, invece, poteva apparire alle dipendenze del dux, oppure poteva identificare un grado di comandante di cavalleria o di una specifica unità di appiedati. Erano alle dipendenze di un Magister ballistarius (attestato fin dal II secolo), che a sua volta era coadiuvato da un optio ballistariorum (attendente alla cura del comandante) ed un certo numero di doctores ballistariorum (sott-ufficiali). Solo per avere un’idea alla morte di Cesare c’erano 37 Legioni, mentre all’inizio del primo Impero di Augusto le legioni … Tutte queste unità, tranne due, appartenneo al Comitatus, con una minoranza tra i Comitatensi palatini, mentre ci fu solo un'unità militare di arcieri catafratti. L'ufficiale è equipaggiato di una lorica hamata, indossata su un linothorax alla greca, un elmo Coolus, gladius hispaniensis, schinieri e scarponi adatti alle regioni fredde. Venne posta una legione di riserva in prossimità di Roma, nei Castra Albana, dove fu alloggiata la II Parthica. Il primus pilus veniva scelto tra i soldati più coraggiosi ed esperti. San Gerolamo in un passo aiuta a ricostruire quella che doveva essere la gerarchia per gli ufficiali subalterni in quest'epoca. Dopo le sanguinose guerre contro Cartagine, la flotta romana era diventata tra le più forti del Mediterraneo. Costantino I avviò una riforma dell’esercito romano graduale nel corso degli ultimi tredici anni di regno (dal 324 al 337, anno della sua morte), continuando poi con i suoi figli. Le legioni erano arruolate fra i circa 4 000 000 di cittadini romani. [45], Con la riforma mariana, le legioni, ora schierate secondo il nuovo ordinamento coortale, venivano disposte normalmente su due linee (duplex acies), soluzione che permetteva di avere un fronte sufficientemente lungo ma anche profondo e flessibile.[46]. [188], Da alcune fonti letterarie del tempo si può evincere che il termine "ausiliario" divenne a poco a poco sinonimo di "soldato", così come lo fu nei secoli precedenti il termine "legionario", il che sta ad indicare una fase di progressiva smobilitazione delle antiche unità legionarie in favore di quelle ausiliarie. [134] Il nuovo imperatore dispose, prima di tutto, una divisione del sommo potere imperiale, dapprima attraverso una diarchia (due Augusti, a partire dal 285/286) e poi tramite una tetrarchia (nel 293, tramite l'aggiunta di due Cesari),[135] compiendo così una prima vera "rivoluzione" sull'intera struttura organizzativa dell'esercito romano dai tempi di Augusto.